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La Sindone e la Fotografia

Di indubbio interesse e fascino, il telo Sindonico deve molta della sua notorietà e studio nel XX secolo alla Fotografia. Fu infatti l'Avv. Secondo Pia che nel 1898 diede "Volto e spessore" a quella immagine sbiadita e appena percettibile del Sacro Lino.

I questa sezione affronteremo un aspetto del Sacro Lino che è stato, ed è tutt'oggi, di fondamentale importanza nella ricerca della verità.


I Fotografi

Il primo fotografo, come detto fu Secondo Pia che ebbe quasi un infarto quando vide il negativo dell'immagine.

  
Avv. Secondo Pia
Primo Fotografo della Sindone (1898)


Narrano le cronache: "Prima dell'ostensione del 1898 fu concesso al fotografo dilettante Avv. Secondo Pia di poter fotografare il Sacro Lino. Le fotografie furono effettuate la sera del 28 maggio 1898 (poiché ci furono dei problemi tecnici la sera del 25 maggio). Per effettuare la prima fotografia fu usato un tempo di esposizione pari a 14 minuti, mentre nella seconda fu usato un tempo di esposizione pari a 20 minuti. Fatto ciò Secondo Pia tornò di corsa a casa per sviluppare le lastre. Una volta immerse le lastre nel bagno chimico di rivelzione dell'immagine, a poco a poco questa compariva. Quando comparve l'immagine le mani gli cominciarono a tremare e per poco non gli cadde dalle mani la lastra. Se quello era il volto del Signore, lui era il primo che poteva contemplarlo dopo 19 secoli!"

Naturalmente si deve pur considerare che la tecnologia dell'epoca rispetto a quella nostra attuale è paragonabile all'età della pietra.


Prima fotografia della Sindone


Dopo quella di Secondo Pia, il Fotografo ufficiale della Sindone fu Giuseppe Enrie, fotografo professionista, che ebbe il mandato dalla Real Casa Savoia di poter fotografare la Sindone dandone nuove e più dettagliate immagini. L'occasione di tale mandato fu l'Ostensione del 1931.

Comm. Giuseppe Enrie
Fotografo della Sindone nel 1931


Per poter ottenere dei risultati ottimali che rendessero la Sindone Più dettagliata Enrie utilizzò una pellicola Ortocromatica.

La pellicola Ortocromatica permette di non visualizzare il rosso (il cui corrispettivo nell'immagine in bianco e nero è il bianco [vedi box sotto]).


 



Ciò permise di avere delle immagini dettagliatissime e luminose del Sacro Lino, anche rispetto alle pellicole pancromatiche odierne che permettono la registrazione di tutti i colori.




Dopo gli eventi del 2° conflitto mondiale (durante il quale la Sindone fu trasferita in gran segreto nel Santuario di Montevergine, in provincia di Avellino), si fece una perlustrazione per valutarne le condizioni.

Fu incaricato Giovanni Battista Judica Cordiglia che nel 1969, fu incaricato di effettuare le prime fotografie a colori della Sindone


Foto della Sindone scattata da
Giovanni Battista Judica Cordiglia


Questa immagine mostra i colori tenui del sacro lino.

Spiccano le colate di sangue sul viso da questa immagine si notano le macchie si sangue sul volto.

 

La Sindone ed il computer

Con l'avvento dell'era dei computer e dell'analisi digitale delle immagini, anche la Sindone non è potuta esserne esente.

Le prime analisi all'elaboratore elettronico risalgono al 1974, quando si incoinciò a sondare la possibilità che l'immagine potesse rendere le fattezze tridimensionali dell'Uomo della Sindone.

La grande sorpresa che si ebbe al Politecnico di Torino fu quella di vedere una delle migliori analisi della Sindone dopo quelle che si ebbero dalla NASA facendo passare le immagini sindoniche all'analizzatore VP8 usato per i rilevamenti tridimensionali dei pianeti.


Analisi computerizzata elaborata da Giovanni Tamburelli
Politecnico di Torino


Dettaglio del volto

Analisi computerizzata elaborata da Giovanni Tamburelli
Politecnico di Torino


Da queste analisi ad oggi, si continua ad analizzare la reliquia per cercare le prove inconfutabili che in quel lenzuolo funerario vi fu davvero Cristo.

 




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