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L'immagine della Sindone

 



L'immagine Sindonica è unica più che rara. Il come si sia formata è ancora oggi un mistero irrisolto, anche se sono state avanzate diverse ipotesi.

Di seguito analizzerò quelle che hanno una buona base scientifica.

Le fibrille del Lino e la sua indelebilità

Come esporrò più in appresso, sull'ipotesi che la Sindone sia un falso, si è dibattuto molto nel corso del secolo XX. Indubbiamente il fatto che su di un panno ci sia l'immagine di un uomo, e che questa immagine si comporti come un negativo fotografico è ancora più sorprendente, se si pensa che la prima data certa della presenza di questo lenzuolo è 1354. Ciò ha portato alcuni scienziati a considerare che il lenzuolo sia un falso, prodotto nell'Alto Medioevo (ovviamente da un supergenio rimasto inspiegabilmente sconosciuto alla storia).
La parte della cellulosa che contiene l'immagine Sindonica, è di uno spessore piuttosto limitato (circa 2 o 3 fibrille del lenzuolo), ed è quella che si trova sulla zona superficiale, cioè l'impronta non prosegue nella cellulosa posteriore.
Ciò che sorprende, inoltre, è l'indelebilità del telo Sindonico. Sono stati provati ben 25 tipi di solventi che non hanno potuto pulire l'impronta.

 

Impossibilità del falsario scultore

Ipotizziamo che una persona nella prima metà del 1300 leggendo i Vangeli, abbia la geniale idea di creare il telo Sindonico falso per poi spacciarlo per vero. Sappiamo che nel Medioevo c'era un grande abuso della credulità popolare, e di false reliquie spacciate per vere, questo periodo ne è pieno (anche se la maggior parte di queste vennero prodotte nel Basso Medioevo).
Innazitutto dobbiamo considerare una metodologia di operatività. Le analisi effettuate sul Lino di Torino, non hanno riscontrato una direzionalità dell'impronta, quindi è escluso a priori che essa sia stata dipinta da mano d'uomo (come affermò Costantino VII Porfirogenito imperatore di Bisanzio ed esperto di pittura). Quindi il metodo più ovvio di impressionamento del telo deve essere stato per calore. Per fare ciò è necessario avere un prototipo dell'impronta.
Immaginiamo che il falsario si chiami, per comodità, Giovanni.

Giovanni sarebbe dovuto essere, prima di tutto un grande storico (la terribile pena della crocifissione romana del I secolo d.C. [apparsa verso il II secolo a.C.] scomparve poco dopo il II secolo d.C. e se ne è persa traccia nel corso della storia), poi un grande scultore (per poter creare un bassorilievo con l'impronta sindonica con tutte le ferite provocate dal flagrum romano, dal trasporto della croce e dalle cadute riportate, senza contare le impronte del lepton di Ponzio Pilato sugli occhi, visibili solo mediante l'uso del Computer. Questo bassorilievo, poi, sarebbe stato scaldato a circa 220° ed avrebbe creato l'impronta perfetta, modificando solo il primo sottilissimo strato di fibrille del lenzuolo, quando 220° bruciano facilmente un lenzuolo così sottile).
Inoltre doveva essere anche un grande medico che aveva nozioni di sangue arterioso e venoso, della scomposizione del sangue cadaverico in birubilina e siero, degli effetti della lesione del nervo mediano (i pollici mancanti), e sarebbe dovuto essere talmente bravo da interpretare il grido di dolore riportato dai Vangeli, con l'annessa fuoriuscita copiosa di birubilina e siero dovuto ad un emopericardio.
La cosa che sorprende ancora di più, è che il nostro Giovanni, vissuto nel secolo XIV, doveva avere una tale conoscenza dell'anatomia umana da applicare in un qualche modo che non sia il pennello, le tracce di sangue (che sarebbe per di più dovuto essere sangue umano, come risulta dall'analisi del DNA) nelle esatte posizioni che si riscontrano nell'impronta Sindonica.
Infine, il nostro Giovanni sarebbe dovuto essere anche un grande esperto di botanica, per poter mettere qua e là pollini di piante che sono tipici del Medio Oriente.

Ciò ci porta a supporre che è matematicamente impossibile che il nostro Giovanni, uomo vissuto nel secolo XIV, abbia potuto fare un falso così perfetto!!!

 

Impossibilità del falsario carnefice

A questo punto è ipotizzabile che il falsario Medioevale (che per comodità chiameremo sempre Giovanni), in mancanza delle informazioni riportate nel precedente paragrafo, abbia usato un cadavere vero per la fabbricazione del Falso Sindonico.

Giovanni, il nostro falsario, avrebbe dovuto in primo luogo fare uno studio sulle monete Romane e Bizantine, inoltre avrebbe dovuto fare una accurata analisi delle pitture sparse in tutto il Medio Oriente che riportano il Volto Sindonico o a volte il corpo intero. Fatto ciò avrebbe dovuto comprare un lenzuolo a Gerusalemme ed esporlo per un certo tempo all'atmosfera per far in modo che il lenzuolo si impollinasse bene (quindi, come detto nel precedente paragrafo avrebbe dovuto avere, quantomeno, notevoli conoscenze di botanica).
Fatto ciò, avrebbe dovuto prendere un uomo, dalle fattezze simili a quelle riportate dal suo precedente studio sulle monete e sui dipinti.

A questo punto Giovanni avrebbe dovuto compiere il capolavoro!!!

Una volta preso quest'uomo (che chiameremo per comodità Filippo) lo avrebbe dovuto suppliziare come riportano i Vangeli, quindi: flagellazione, incoronazione di spine, trasporto del palo orizzontale della croce, cadute, inchiodamento (ai polsi e non nei palmi delle mani come si era usi rappresentare la crocifissione nel medioevo), sperare in una morte rapida abbastanza rapida, avvenuta la morte infilzamento con la punta di una lancia nell'emitorace destro tale da far fuoriuscire il sangue e siero (quindi una morte per emopericardio).

Fin qui, volendo il falsario avrebbe potuto pure aver giocato un perfetto colpo da maestro.

Una volta morto Filippo, questi l'avrebbe dovuto avvolgere e depositare in un sepolcro (una cantina o grotta) nel Lenzuolo comprato precedentemente a Gerusalemme, e sovrapporre sopra gli occhi sue monete, dette lepton, coniate sotto Ponzio Pilato.
Passate circa 36 ore l'avrebbe dovuto togliere dal Lenzuolo, ed il gioco è fatto.

Il discorso precedentemente effettuato, anche se basato su fatti, per assurdo possibili, crolla in più punti proprio sul finale. Poggiare un cadavere in un lenzuolo, è possibile, ma toglierlo (senza considerare che il corpo dopo circa 36 incomincia il ciclo di decomposizione, specialmente se ha subito un simile supplizio) comporta inevitabilmente delle sbavature, e delle macchie che non dovrebbero esserci, naturalmente, sempre supponendo che tale processo sia possibile.

Consideriamo anche il fatto che il falsario carnefice, non poteva assolutamente conoscere le differenti tipologie di polline, quantomeno perché mancavano gli strumenti, non poteva interpretare dai Vangeli sinottici la morte per emopericardio, non poteva, neanche conoscere la differenza tra sangue vivo e sangue di cadavere, e via dicendo.
Ultimo dato da analizzare sulla impossibiltà del falso fatto dal carnefice, è dovuto alla circostanza che il corpo Sindonico presenta delle sfumature, e precisioni nei dettagli, che anche applicando una tale soluzione, su riportata, non potrebbe creare una definizione così dettagliata di particolari.

 

L'autoritratto di Leonardo da Vinci

Analizzate le due ipotesi impossibili, negli ultimi tempi si è fatta strada una nuova ipotesi, che personalmente, non reputavo interessante prima, ma che tratto ora solo perché si sta facendo molto preponderante: l'ipotesi del Falso di Leonardo da Vinci.

E' noto che Leonardo è considerato il genio del millennio, a detta di TIME che gli ha dedicato la copertina dell'ultimo numero del XX secolo. E' noto anche che Leonardo da Vinci ha affrontato delle tematiche che hanno avuto delle applicazioni pratiche solo tra il XIX et XX secolo, e tra queste vi è anche la fotografia.
La tesi che sta prendendo sempre più corpo è quella che il Genio abbia disegnato il Telo Sindonico mettendo un autoritratto nel volto.
Perché non può essere vero? Le ragioni sono principalmente due: una di ordine cronologico, l'altra di ordine pratico.
Come si è potuto osservare nella sezione Storica, la storia certa della Sindone cioè quella documentata, è molto recente!
Con la caduta dell'ordine dei Templari,la Sindone scompare per ricomparire a Lirey nel 1353. Ne abbiamo una conferma nel 1389 da una lettera del Vescovo di Troyes, Pierre d'Arcis, dove si legge che c'era stata una ostensione della Sindone nel 1355 a Lirey.
Ancora più certa è la data del dono della reliquia da parte di Marguerite di Cipro (della dinastia dei Lusignano) alla moglie di Ludovico di Savoia, il 22 marzo 1453, che lo fece porre nella Cappella Santa del castello di Chambéry dal 1502 al 1578.
Confrontando le date sopra riportate, con la data di nascita di Leonardo 1452, va da se che è una ipotesi altamente improbabile, per non dire impossibile.

Se non bastasse va aggiunta un'altra constatazione, di ordine pratico appunto: a prescindere da tutte le cognizioni di medicina legale, che presupporremo note a Leonardo, il concetto stesso di disegno, prevede un tratto di matita o pennello, che dia un verso durante il disegno.
Ciò è da escludere, perché andando a fare una elaborazione in 3D il verso di un dipinto comunque non permetterebbe una scansione perfetta della Sindone come appare (senza contare l'indelebilità del tratto sulle fibrille del Lino).

 

Le monete di Pilato

Altra cosa che sarebbe risultato difficile da architettare al nostro falsario Medioevale, è la presenza di due monete sugli occhi dell'uomo della Sindone. Questo rito di derivazione pagana, era sicuramente sconosciuto nel periodo dell'Alto Medioevo (data presumibile derivata dall'analisi del Carbonio 14).

Tale scoperta è data dall'elaborazione tridimenzionale dell'immagine del volto sindonico. La moneta scoperta sul volto sindonico è per la precisione un dilepton lituus coniato sotto Ponzio Pilato tra il 29 ed 32 d.C., su cui è visibile un bastone astrologico dall'estremità ricurva, detto lituus, contornato dalle lettere UCAI. Le quattro lettere identificate dovrebbero rappresentare la scritta Tiberou Kaisaros, cioè Imperatore Tiberio. Indubbiamente la C dovrebbe essere K, ma è anche vero che le monete coniate da Pilato sono di pessima qualità: decentrate e con grossi errori ortografici. La sicurezza che le immagini delle monete riscontrate sono dei dilepton lituus coniate sotto Ponzio Pilato sono autentiche, è data da Alan Whanger, che con la tecnica della luce polarizzata, ha riscontrato 74 punti di congruenza, quando ne bastano solo 14 per affermarne l'autenticita (come si fa per le impronte digitali).
Ad avvalorare tale tesi vi sono gli studi effettuati dai Proff. Pierluigi Baima-Bollone e Nello Balossino che hanno riscontrato sul sopracciglio sinistro dell'uomo della Sindone, un lepton bronzeo con una coppa rituale incisa sopra e la scritta TIBEPIOY KAICAPOC LIS, cioè sedicesimo anno (LIS) dell'impero di Tiberio. Tale periodo, è compatibile con la data del 29 - 30 d.C.
La possibilità che tale usanza pagana, sia stata adottata anche dalla cultura ebraica è dovuta al fatto che sono stati ritrovati altri scheletri a Gerico, che avevano le stesse monete negli occhi.


 



Le presunte scritte sul telo Sindonico

Da diversi anni si dibatte anche sulle presunte scritte che si trovano sul telo Sindonico e che, in un qualche modo dovrebbe identificare l'uomo della Sindone.
Naturalmente è una mezza ipotesi (in quanto è anche una mezza realtà) che aveva messo in evidenza il Farmacista Pietro Ugolotti, nel 1978. Grégorie Kaplan, Marcel Alonsoe e André Marion, mediante l'uso della digitalizzazione delle immagini, avevano confermato la presenza di alcune scritte ai lati del volto dell'uomo della Sindone.

Le scritte ritrovate sono:


Con le due N attaccate, potrebbe indicare la forma contratta di "in necem ibis" che significa "sarai condotto a morte", frase che indica una chiara sentenza di morte.

Le altre sono:

che significherebbe Nazareno;

che in graco arcaico potrebbe significare compiere nel senso di compiere un sacrificio;



 che potrebbe essere la parte finale di 

che potrebbe significare ombra di volto, o volto appena visibile;


che potrebbe essere Adamo


che potrebbe essere la parte finale di 

cioè di Gesù.

In conclusione, c'è anche da considerare che tali scritte, non furono notate dalle Clarisse di Chambéry, quando ebbero il telo per i dovuti restauri.

 


Un'ipotesi sulle presunte scritte del telo Sindonico

Quando una persona subiva il supplizio della crocifissione, vi era sempre un cartello che esponeva il motivo per tale pena. Su tutti i Crocefissi che conosciamo, vi era riportato sempre la scritta:

I. N. R. I.

che significa Iesus Nazarenus Rex Iudeorum.

Ora è possibile che coloro che misero l'uomo della Sindone nel lenzuolo, quindi prima della formazione dell'immagine (volendo accettare l'ipotesi dell'immagine latente, cioè che si è formata più tardi rispetto agli avvenimenti), hanno scritto la sentenza di morte, che il condannato portava incisa su una tavoletta appeso la collo (o appesa sul palo verticale della Croce; a tal proposito ci sono nuovi studi sulla tavoletta conservata nella chiesa di Santa Croce a Roma, che potrebbe essere quella originale della crocifissione del Cristo), cioè:

Iesus Nazarenus in necem ibis, che usando le scritte su riportate:


Molto probabilmente ci manca la causa della condanna a morte, forse si trova sotto l'immagine dell'uomo della Sindone.

Inoltre è possibile che le altre parole (forse o non sono state riscontrate, o perdute per sempre), sono state scritte per enfatizzare il gesto dell'uomo della Sindone, che, dopo l'analisi svolta fin qui, potrebbe essere proprio identificato con Gesù Cristo.

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